Tsumani sociale

Pensavamo che con la caduta del Muro di Berlino e la “globalizzazione” avessimo imboccato il percorso appropriato per uno sviluppo sostenibile. Credevamo che avrebbe dato dei dividendi distribuibili a tutta l’umanità. Ma qualcosa sembra non sia andato nel verso giusto: la storia non cammina sempre in avanti e la solita esistenza è ricominciata con il suo profilo di ingiustizie.
La disuguaglianza tra ceti sociali si è acuita: i ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri; ed ha soprattutto il volto dei giovani, che rimangono in attesa al di fuori dei cancelli del mercato del lavoro.
Lo sviluppo tecnologico è una benedizione, ma sembra produrre meno lavoro, a differenza di quanto accadeva dall’inizio dello sviluppo industriale (gli esperti la chiamano “jobless growth”: crescita senza lavoro). Questo non implica che la tecnologia o le imprese 4.0 debbano essere demonizzate, anzi, sono necessarie, come lo sono la libera iniziativa e l’innovazione.
Non è comunque compito di questi fattori occuparsi di giustizia sociale: contribuiscono alla “crescita” del Pil, ma in forma discriminante e geograficamente disomogenea se non sono controllati da politiche economiche adeguate.
L’ingiustizia e la fame a livello planetario stanno producendo uno tsunami sociale che abbatterà qualsiasi barriera, sia fatta di filo spinato o grandi muri di cemento armato.
Se non si cambia percorso al più presto, con gli Stati europei predisposti a cooperare potremmo trovarci su una macchina con le ruote motrici sospese su un baratro.
Per tornare indietro e seguire altre strade, potrebbe non bastare l’inserimento della retromarcia.

tsunami

Autore articolo: Giorgio Fiorini

2 thoughts on “Tsumani sociale”

  1. Parole sante, Giorgio, quelle che scrivi, ma che le dica tu o qualcun altro, siamo in pochi a volerle ascoltare per metterle in pratica. Sarò pessimista, ma penso proprio che indietro dovremo tornare, che ci piaccia o no; se non toccherà a noi, toccherà ai nostri nipoti, perché non solo ai paesi europei, ma anche a noi piace coltivare il nostro orticello.
    Naturalmente vorrei sbagliarmi, per lasciare un mondo migliore.
    Alba

  2. giorgio gallinari

    caro Fiorini,
    non sono uno specialista della materia ma ritengo che lo squilibrio sociale dei diversi continenti potrà riequilibrarsi solo (spero) con il passare e del tempo ma molto tempo, secoli.
    Il continente africano, senza aiuti, ancora in molte parti legato alle tribù, ai tiranni locali, all’avidità delle potenze straniere che sfruttano le ricchezze naturali potrà mai essere all’altezza degli altri Stati?
    Non sono ottimista, purtroppo.

    Un caro saluto

    Giorgio Gallinari

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