CONFERENZA MENEGHINA

Questa bella conferenza
era attesa con impazienza
da ogni socio milanese
che si trova qui ad Arese.

 Ma di certo anche noialtri
che non siam di queste parti
eravamo interessati …
e perciò siamo arrivati.

 Chi da vario tempo è qui
sa capire lì per lì
una frase ch’è “in dialetto”
(mamma mia che cosa ho detto!!)

Di “una lingua” qui si tratta
una lingua vera, e fatta
di grammatica e struttura,
poesia e letteratura.

 Edo, il nostro relatore,
competente professore
ci ha condotto nella storia
che conosce ormai a memoria.

 E ci elenca alcune voci
conosciute anche dai soci
chiaramente derivate
da altre lingue più svariate.

 Silvia Mercoli, lì accanto,
ci delizia proprio tanto
con sonetti del gran Porta
che ne ha scritti d’ogni sorta.

Prova a scrivere su un foglio
(ed è qui che io ti voglio!) …
tutto è molto complicato:
chi l’avrebbe sospettato?

 Ci son ben sette vocali
cose proprio eccezionali,
vari accenti al posto giusto
altrimenti non c’è gusto.

 Alla fin ci vien spiegata
pur da dove è derivata
la parola “bosinada”
una specie di ballata.

 Da “bosin”, un personaggio
che informava ogni villaggio
o cascina un po’ sperduta
(la tivù era ancor muta).

 Un’altra cosa vorrei dire
caro Edo, sta’ a sentire:
dopo questo bel discorso
non potresti farci un corso?

Autore articolo: Piera C.

2 thoughts on “CONFERENZA MENEGHINA”

  1. Alba Bordini

    Cara Piera, dopo aver letto le tue rime, anche chi non era presente alla conferenza sul dialetto milanese, può dire di aver appreso tante notizie su questa lingua che pare piaccia anche a chi non è nato da queste parti.
    Complimenti per la melodia dei tuoi versi: sei in piena forma! Perciò, avanti tutta per I prossimi avvenimenti!

  2. Giorgio Fiorini

    Condivido il commento di Alba. Certo con un professore di “lingua strana” (Edo), una poetessa (Piera), una attrice e artista (Silvia), ci si sente immersi in un’ atmosfera magica di poesia e letteratura, ma anche di “memoria”. Ogni parola, anche se in disuso quando collegata a un dialetto, ci ricorda i tempi in cui chi la proferiva, e magari ora non c’è più, ci ha accompagnato nella vita. Certe parole e dizioni rimangono impresse e scorrono sulla lingua provenienti dal profondo del nostro animo. Come la mia indelebile pronuncia di “penzare” o “penzieri”, impressa nella mia mente di milanese dalla nonna umbra. E il sottoscritto non considererà mai errori quelle “esse dolci” trasformate anche ortograficamente in “zeta”, difese.strenuamente anche a scuola nei temi di italiano…

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