La nave dei folli (Spettacolo teatrale all’Auditorium)

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Personaggi stravaganti
qui si trovan tutti quanti
nella sorte assai cattiva
d’una nave alla deriva.

 Ma il destino san cambiare
e nell’isola approdare …
ecco quindi le canzoni
ed i balli, e pure i suoni.

 Or domando a Lor Signori:
– Sono i folli a far gli attori
o gli attori a far i folli?
(a pensarci già barcolli).

Sulla nave li osserviamo
e non ci raccapezziamo,
e io penso (questo è il bello)
quasi quasi a Pirandello.

“Così è se vi pare”
mi faceva arrovellare
e risposta non ce n’era
ragionando fino a sera.

Ma tornando poi al presente
c’è qualcuno che qui mente
o invece in realtà
qui ci son due verità?

La domanda è proprio tosta,
ma esiste una risposta
o ciascun può immaginare
proprio quello che gli pare?

Tutti ‘sti interrogativi
molto intensi e molto vivi
quella  “ pièce” ha in noi destato,
pensierosi ci ha lasciato.

 Forse questo era lo scopo:
far riflettere anche dopo
non fermarsi solamente
all’istante divertente.

 E divertimento puro
qui c’è stato (v’assicuro)
ascoltando le battute
spiritose e molto argute.

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 Ma comunque in tutti i casi
attraverso gesti e frasi
puoi capire almeno quello:
c’è la vita sul vascello.

 Vedi qui l’umanità
nella grande varietà
con il dramma e la tragedia
con la farsa e la commedia.

E c’è in più l’aspirazione
(ch’è di tutti l’ambizione)
d’esser liberi e felici …
non ti pare, che ne dici?

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Autore articolo: Piera C.

 

5 thoughts on “La nave dei folli (Spettacolo teatrale all’Auditorium)”

  1. Giorgio Fiorini

    Cara Piera,
    ti ringrazio per la tua bellissima “relazione in rima” dello spettacolo. Penso che Lionello (regista della pièce), i docenti della Scuola di Teatro Città di Arese e gli attori non potevano ricevere un omaggio di maggiore valore per l’impegno profuso nel saggio.
    Hai saputo esprimere con la musicalità delle tue rime, il piacere che il teatro può dare a chi si pone con empatia e sensibilità d’animo di fronte a ciò che si rappresenta sulla scena. “Ma qual è il vantaggio di vivere da uomini, se non si ha un minimo di dignità, e non si è liberi e felici?” Concetto che non viene comunicato a parole, ma è nel sottotesto della parte finale della rappresentazione e che trova il suo climax nel canto e ballo conclusivi. Filosofia di vita che hai recepito dall’azione scenic e incluso nella tua poetica filastrocca. Un grande abbraccio. Giorgio

    1. Piera Cannizzaro

      Mi fa veramente piacere, caro Giorgio, sentirmi dire da uno degli interpreti principali della pièce, di aver recepito il vostro messaggio.
      Del resto era sottinteso, in modo particolare nell’ultima parte dello spettacolo, il desiderio di libertà e felicità che è in ciascuno di noi.
      E comunque, dall’inizio alla fine, siete riusciti a coinvolgerci,
      divertendoci con le vostre battute e riuscendo nello stesso tempo a farci riflettere.
      Piera

  2. Alba Bordini

    Cara Piera, la tua vena poetica è veramente inesauribile, anzi direi che più scrivi, più il tuo pensiero si affina ed esprimi sentimenti e sensazioni
    che fanno riflettere anche chi, come me, non era presente alla rappresentazione, che sicuramente meritava un grande applauso.
    Buona estate.
    Alba

    1. Piera Cannizzaro

      Cara Alba, lo spettacolo meritava veramente un grande applauso: la vicenda sconcertante, i personaggi estrosi, le battute che ti strappavano sorrisi pur destando molti interrogativi …
      Quanto alle mie rime, temevo che potessero cominciare a scocciarvi, dato che quest’anno sul blog sono stata forse un po’ troppo presente.
      Grazie Alba, sei un’amica.
      Piera

      1. Giorgio Fiorini

        Cara Piera, non pensare di essere troppo presente: sono gli altri che sono assenti 🙂 Un blog ha bisogno di poetesse e persone come te. Buone vacanze. Giorgio

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