Ma che bello, una pizzata
ora è stata programmata
per poterci salutare
ed il corso completare:
basta sceglier nella lista
che qui tengo ben in vista.
Parlo d’una sessantina
e mi viene l’acqualina …
ci son semplici o sfiziose
molto note o misteriose,
ma finisco per optare
poi per quella elementare.
Perché penso ad una storia
che racconto qui a memoria
e che tutti conosciamo
ma non sempre ricordiamo:
con la sua semplicità
forse un tocco in più darà.
Un bel giorno fu servita
una pizza a Margherita,
la regina di Savoia,
ed il cuoco con gran gioia
ebbe allora una trovata
ancor oggi tramandata.
Un dilemma venne fuori:
con i rossi pomodori
e la mozzarella bianca
ora il verde proprio manca,
e sul piatto che ci metto
perché infine sia perfetto?
Ecco il cuoco che raccoglie
di basilico due foglie
ed è pronto il tricolore
che lui offre con il cuore
alla nobile Sovrana:
una pizza bella e sana.
Dicon che da quel momento
(così almeno a quanto sento)
si chiamò poi “margherita”
quella pizza sì farcita,
ed ancor per tradizione
con quel nome si propone.
Ecco qui rivalutata
quella semplice portata
che non spicca certamente
e sta lì modestamente,
ma pur senza alcuna boria
ha comunque una gran storia.
Autore articolo: Piera C.
Una bella storia e, come sempre, una grande Piera, che ha preso spunto dalla pizzata di fine corso di Massimo Stefanoni.
Bravissima Piera, come sempre: la tua poesia fa venir l’acquolina in bocca forse ancor di più delle saporite originali gustate all’Uni Ter grazie alla… gastronomica iniziativa del nostro Grande Teacher Massimo!