UNI TER: UN CONTRIBUTO AL DIBATTITO IN CORSO

In questo inizio d’anno stiamo vivendo un passaggio importante nella vita della nostra Associazione: dopo diciotto anni dalla sua nascita e dopo una attività segnata da due presidenze impostate su linee pressochè analoghe, ora il nuovo Presidente, Alessandro Bossi, enuncia nuove idee e imposta un “Piano Triennale” (cioè relativo a tutto il periodo previsto dallo Statuto per la durata del suo mandato) destinato ad innovare profondamente l’impostazione  precedente e a dare nuovi spunti e nuovi traguardi all’Uniter. A mio avviso, è giusto che ad una nuova presidenza corrisponda anche una nuova visione della “Mission” dell’Associazione e che le nuove idee producano innovazioni che tengano conto del passare del tempo e dei miglioramenti che le novità tecnologiche maturate nel frattempo consentono di sfruttare per migliorare gli obiettivi da conseguire.

Dopo questa premessa, che vuole essere anche un riconoscimento dei meriti che Alessandro ha conseguito sino ad ora, sia contribuendo ad incrementare notevolmente il numero dei Corsi e le modalità delle comunicazioni verso i soci, sia enunciando in modo tecnicamente molto valido la nuova impostazione organizzativa, mi permetto tuttavia qualche piccola osservazione che vorrei venisse presa in considerazione come un apporto positivo nel quadro delle innovazioni proposte

.La prima osservazione riguarda il fatto che tra le funzioni da attribuire ai collaboratori della Presidenza nel Piano Triennale non figura esplicitamente il compito di individuare le potenziali risorse che possono esistere tra i tanti nuovi soci che sono stati acquisiti recentemente e che verranno acquisiti nel prossimo futuro dall’Uniter; eppure questa è l’idea di base da cui siamo partiti all’inizio della nostra attività e che si è dimostrata vincente per tutti gli sviluppi futuri: cioè che le risorse intellettuali su cui potevano basare ogni nostra iniziativa andavano ricercate sul nostro territorio, ricco di tali potenzialità, e motivarle a dare un contributo volontario e gratuito, sia come docenti che come collaboratori, con la prospettiva che in tal modo i loro talenti, invece di esaurirsi senza frutto, sarebbero stati valorizzati a vantaggio dell’intera comunità, la quale a sua volta avrebbe dato altri apporti analoghi, moltiplicando in tale maniera la possibilità di crescere e migliorare in tutti i suoi membri.  In una parola: attraverso la solidarietà reciproca, migliorare la qualità della vita di tutta la comunità, sia sul piano culturale che su quello sociale, e ridurre al minmo i costi da affrontare per la realizzazione dei Corsi..

La seconda osservazione, non meno importante, riguarda l’ambito delle finalità che la nostra Associazione deve perseguire; essa è, per definizione, una entità “no profit”, che deve quindi dedicare agli altri, al propri soci e alla comunità di cui facciamo parte, le risorse di cui dispone; non ha senso quindi che ci si ponga oggi il quesito di come massimizzare ulteriormente le disponibilità economiche già ingenti che amministriamo, frutto dei bilanci attivi che ha registrato sino ad ora. Le nostre effettive risorse sono i soci che più crescono, come hanno fatto anno per anno, più ci consentono di conseguire le nostre finalità statutarie senza timori economici. Siamo una Associazione di Promozione sociale, con finalità socio/culturali e come tale dobbiamo amministrarla, senza velleità di tipo aziendale.

Questo almeno è il mio parere e spero con questo di poter dare un piccolo contributo alla nostra amata Associazione e al suo futuro.

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Autore articolo: Salvatore Cangemi

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