Recentemente un documento dell’Onu (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change) che periodicamente misura «la febbre» della Terra ha ripetuto, per l’ennesima volta, che il nostro modo di vivere non è più sostenibile, aggiungendo rispetto agli ultimi report, una frase: “se non agiamo adesso, la prossima nota informerà che avremo raggiunto il punto di non ritorno e che sarà troppo tardi per tornare indietro”.
I grandi cambiamenti climatici sono ormai “inevitabili e irreversibili” e molti di questi sono senza precedenti. Alcuni tra quelli che sono già in atto, come il continuo aumento del livello del mare, sono irreversibili per secoli o millenni. Quello che assistiamo dai filmati televisivi, per fortuna per molti di noi non attraverso una esperienza diretta, non si tratta di spezzoni di film catastrofici: sono immagini di una realtà in cui ognuno di noi è la vittima e in certa misura anche il colpevole.
Il riscaldamento globale causa danni irreparabili al pianeta e le ondate di alte temperature minano le nostre esistenze già messe a dura prova dalla pandemia. La soglia dell’aumento della temperatura media del pianeta di 1,5 gradi centigradi sarà raggiunta attorno al 2030, dieci anni prima del previsto, e anche se non si supererà tale soglia, preannuncia l’Ipcc, il pianeta subirà un aumento “senza precedenti degli eventi meteorologici estremi”. A questo punto non è fuori luogo farsi qualche domanda. Perché la crisi climatica è diventata un tema così contraddittorio, se esiste la consapevolezza condivisa dalla stragrande maggioranza di scienziati che la prevenzione e un cambio di rotta sono assolutamente urgenti e necessari? Che fare? Ognuno di noi può contribuire adottando comportamenti eco compatibili per ridurre l’impatto dell’uomo sul surriscaldamento globale. Ma soprattutto dovremmo fare pressione sui governi e le grandi aziende locali e multinazionali, affinché si adottino politiche e strategie economiche che riducano i danni al Pianeta e facilitino il raggiungimento delle zero emissioni di CO2 entro il 2050. La volontà di un grande Paese o della comunità europea non può bastare se non sarà la volontà di tutti! Un’utopia pensare di essere in grado di influenzare gli uomini di governo a concordare azioni comuni atte ad evitare la catastrofe? Forse, ma la posta in gioco è alta e vale la pena puntare tutte le nostre energie ..naturalmente quelle “blu” a impatto zero.
Autore articolo: Giorgio Fiorini