Alcuni aspetti psicologici di un corso di teatro: uno strumento di formazione per “viaggiare” dentro se stessi e con gli altri

L’attività di un corso di teatro valorizza tutta una serie di stimoli formativi e psicologici. Il sottoscritto, nel frequentare per diversi anni il corso di teatro della Città di Arese, tenuto con professionalità e passione da Lionello Turrini e alcuni attori della compagnia “I coriandoli”, si è avvalso del corso anche come valvola psicologica per ritrovarsi e reinvestire le proprie energie. Di seguito voglio riportare alcuni aspetti psicologici di cui sento di aver beneficiato durante tale attività.

  1. Riporta l’attenzione al valore dell’impegno: si arriva al saggio finale, ma si arriva attraverso un processo-impegno complesso e ricco, che può rappresentare un oggetto di attenzione persino maggiore rispetto alla meta da raggiungere.
  2. Facilita la coscienza e consapevolezza del nostro esistere: un modo per riprendere contatto con se stessi, con il proprio corpo, la propria mente. Il teatro ci dice chi siamo o come potremmo essere, facilitando un viaggio metaforico dentro noi stessi che ricorda molto ciò che consiglia Thoreau “Volgi il tuo occhio all’interno e scoprirai migliaia di regioni, nel tuo cuore, vergini ancora. Viaggiale tutte e fatti esperto di cosmografia interiore.
  3. Spinge a confrontarci con il nostro modo di vivere il disagio e di fronteggiarlo. Ci permette di sperimentare comportamenti anomali, anticonformisti e buffi, cui spesso non siamo abituati . La rappresentazione di “esistenze altre” ci permette di vivere appieno tutte le nuance di una personalità, e ricevere una sensazione di maggiore intimità con l’ambiente umano variegato che ci circonda nella vita reale. Si può anche far emergere il lato ironico che c’è in ognuno di noi, vincere la naturale timidezza e sdrammatizzare la nostra insicurezza.
  4. Rappresenta      un momento ideale per riflettere sulle differenze caratteriali, in      particolare su quelle efferenti la sfera motivazionale. Queste ultime possono essere molteplici, per      esempio: il bisogno di esplorazione e di ricerca di esperienze nuove; la      tensione all’affermazione personale intesa come      desiderio di mettere alla prova le proprie possibilità; lo stimolo verso      l’attività motoria vissuta come esigenza di scaricare le scorie/energie      (fisiche e mentali) accumulate. In molte attività di gruppo rivolte a un      obiettivo condiviso, emerge la necessità di ammortizzare le differenze sia      di carattere che motivazionali, per ottenere una collaborazione efficace. È      un esercizio che richiede grande flessibilità e una forte dose di umiltà.
  5. Permette di allenare il pensiero sulla condizione umana: con il teatro la vita non rimane fuori. In questo una pièce teatrale è molto distante, ad esempio, da una fiction televisiva, dove è rappresentata una società finta  e delle esistenze finte. La fiction, scegliendo modelli che sono spettacolarizzazioni  del privato offre sovente risultati patetici, retorici e falsi. Un modo di raccontare tutto edulcorato e omogeneizzato che ha molto a che fare con il  decadimento che stiamo vivendo nel nostro Paese. Il teatro è invece un viaggio nella vita, nelle sue passioni, nei suoi aspetti contraddittori che sollecitano la nostra mente a porsi molti “ perché” e aprirsi ad un processo di rinnovamento.

Vorrei terminare questi cinque pensieri con le parole di un’attrice teatrale che rispondendo a una mia domanda sul teatro ha così risposto:
il teatro è comunicazione ed è una magia assai complessa, fatta di tecnica, di testa e di cuore.
La parola, la voce, il linguaggio non sono esenti da questi vincoli: tecnica, intelligenza e tanto tanto cuore, in altre parole adesione. Ma non si deve dimenticare che il teatro, quando non  sia teatro di narrazione, è anche corpo che si muove in uno spazio. Anche lui con le stesse regole: tecnica, testa e cuore”.

Tecnica, testa e cuore: i fondamentali per una realizzazione di se stessi non solo sul palco, ma anche nelle professioni e nella vita.

Autore articolo: Giorgio Fiorini

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