Assuefazione alle tragedie

 Una foto dalle zone del pianeta dove oggi si consumano tragedie immani, si diffonde attraverso la suggestione e non con l’approfondimento o il racconto. Si propaga tramite una metodologia moderna, che porta con sé un virus con un nome preciso, e per cui non bisognerebbe mai fare il tifo: la “viralità”.
La diffusione virale aumenta la nostra consuetudine con l’atrocità, rendendo familiare l’assuefazione alla tragedia.  Questo è un vero dramma, che si somma a quello rappresentato in una foto o in un filmato.
Il teatro invece (come anche la letteratura in generale), ci può mettere nella condizione di pensare e acquisire conoscenza, che non è un flash d’informazione in mezzo a spot pubblicitari. È quel dono che, tramite l’empatia tra spettatore e quello che è rappresentato in scena, crea consapevolezza e coscienza; e cambia lo spettatore nel profondo della sua psiche.  Costui, se non è un “assuetizzato” (un “assuefatto narcotizzato”) all’ultimo stadio, può aprirsi al senso di responsabilità.  Il teatro, pertanto, è un elemento culturale di massima importanza, e UNI TER dovrebbe offrire con più frequenza la disponibilità delle conferenze del Giovedì, a rappresentazioni focalizzate sugli innumerevoli drammi di oggi.  Conferenze- spettacolo portate avanti con successo da Silvia Mercoli, Lionello Turrini, Maria Grazia Vacalopulo, e persino da un dilettante come il sottoscritto, sembrano saper colpire nel segno. Non c’è bisogno di andare alla ricerca di compagnie o attori esterni all’associazione, sebbene possano essere anche benvenuti.
Settant’anni fa, anche a fronte di atroci tragedie, il mondo poteva far finta di non sapere cosa accadeva. Ora, telecamere e foto su Internet ce le presentano: e questi maledetti “saltimbanchi del teatro di narrazione” non le lasciano scorrere impunemente attraverso la nostra porosa attenzione!

Autore articolo: Giorgio Fiorini

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