COME STA IL PIANETA CHE CI OSPITA (16)

LEOPARDI E LA NATURA – ho partecipato all’ultima conferenza proposta da Uniter dal titolo:
La Natura per Leopardi: una madre benigna o una matrigna crudele? – tenuta dal professore Carlo Dones. Mi attirava il tema del rapporto dell’uomo con la natura, visto con gli occhi di Leopardi, e ho trovato diversi spunti che si adattano in pieno alle riflessioni e ai convincimenti che mi hanno indotto a curare questa rubrica.

L’Illuminismo è stato forse una delle basi del pensiero di Leopardi sull’importanza da dare alla ragione per intendere la natura, contro il comune pensare di spiegare le “ragioni” della natura con il soprannaturale. Da qui il suo pensiero si è andato via via formando nelle sue opere, come un doloroso rapporto impari tra la natura e l’uomo … un pessimismo che si rileva nel “Dialogo della natura e di un Islandese”, dove il protagonista rivolge così alla personificazione della Natura: “tu sei nemica scoperta degli uomini e degli altri animali, e di tutte le opere tue, ora c’insidi, ora ci minacci, ora ci assali, ora ci pungi, ora ci percuoti, ora ci laceri, e sempre o ci offendi, o ci perseguiti”.

La natura segue le sue ragioni, dai connotati anche crudeli e indifferente verso l’umanità … segue la propria strada senza curarsi dell’uomo.

Con la ragione e la scienza l’uomo ha cercato di “capire” la natura, ma non ha saputo rispettarla e, soprattutto nell’ultimo secolo, ha anteposto le ragioni del profitto e dell’utilizzo delle risorse, che dalla natura si possono ricavare, per il proprio tornaconto materiale …. e le conseguenze le stiamo subendo attraverso un’evoluzione delle reazioni della natura che la rendono ancora più “matrigna crudele” di come Leopardi la considerava. Voglio però essere meno pessimista di Leopardi … la ragione ci può venire in soccorso; le conoscenze scientifiche che abbiamo raggiunto ci possono aiutare per cercare di contrastare gli effetti del nostro comportamento che non tiene conto delle ragioni della natura …. Ascoltiamola!

Autore articolo: Vittorio Livraghi

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