Lo sapevate che… numero 10

Cos’era

el rattin

Beh, dobbiamo partire da molto lontano.
Il 16 e 17 settembre del 1862, il Comune di Milano delibera di accogliere il progetto dell’ingegnere bolognese Giuseppe Mengoni relativo alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II in Milano. Nello stesso anno si dà inizio alla demolizione degli stabili attigui fra cui i portici del ‘400 del Figini e la zona del Rebecchino(1).

l'isolato del Rebecchino
l’isolato del Rebecchino

Il 7 marzo del 1865, Vittorio Emanuale II posa la prima pietra; il 15 settembre del 1867 si procede all’inaugurazione. Terminati i festeggiamenti, alla presenza del Re, del Sindaco, dell’architetto Mengoni, dei rappresentanti della Società inglese finanziatrice dell’opera e del notaio Alberti, si permette l’ingresso ai cittadini, previa accensione delle lampade a gas che illuminano l’intera opera.
Le lampade della cupola si accendevano per mezzo di uno strano carrello meccanico che, muovendosi su una rotaia, percorreva la circonferenza della cupola e correndo velocemente con una scia di fuoco, che veniva assicurata da uno stoppino imbevuto di liquido infiammabile, accendeva i beccucci delle lampade a gas. Tale marchingegno venne (per similitudine) subito chiamato, dai milanesi, “Rattin”.
Le dimensioni del Rattin erano 15 cm in altezza 10 di larghezza e 50 di lunghezza; fu realizzato dal direttore tecnico dei lavori della Galleria: Giuseppe Chizzolini e da un’operaio delle officine del gas: Battista Morandi. I due misero assieme un vero gioiello meccanico, dotato di un sistema di controllo della velocità, di freni che scongiuravano il deragliamento, di snodi per le curve e di fiamme antivento. Nelle occasioni speciali ai seicento fuochi a gas che illuminavano la Galleria se ne aggiungevano altri ancora più potenti. El Rattin rimase in funzione per ben 18 anni, poi arrivò l’elettricità ed il topolino a vapore se ne andò in deposito e fino a qualche anno fa era possibile vederlo al Museo di Milano.
Nel gennaio del 1874, una tremeda grandinata distrusse tutta la tettoia a vetri; vienne deliberata la ristrutturazione del danno che terminò nel febbraio del 1878. Durante questa fase di lavori di risistemazione del tetto e della cupola, verso la fine di dicembre del 1877, l’architetto Mengoni, salito su di una impalcatura per controllare i lavori cadde e morì nella zona dell’arco d’ingresso della Galleria, dalla parte del Duomo. I giornali dell’epoca parlarono di suicidio o peggio ancora di omicidio, certo è che pesanti furono i dubbi: incidente sul lavoro? Qui i dubbi si fanno ancora maggiori, proprio a lui che prima di ogni cosa si preoccupava della sicurezza delle sue maestranze?

(1)si tramanda che in quell’isolato si trovasse l’osteria detta del “Rebecchino”, cioè del suonatore della “ribeca” o “rebecca”, strumento musicale ad arco, tipo viola.

Il "rattin" della Galleria Vittorio Emanuele II
Il “rattin” della Galleria Vittorio Emanuele II

Autore articolo: Edo Bossi

6 thoughts on “Lo sapevate che… numero 10”

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    Alessandro Bossi

    Molto, molto curioso … Ma capisco bene che questo marchingegno era mosso dal vapore? E da dove o come veniva prodotto?

    1. Buongiorno Alessandro, purtroppo la mia ricerca e la mia curiosità si è fermata a quanto scritto, quindi non sarei in grado di risponderti. Ti posso dire che qualcuno ha scritto di”marchingegno a molla” altri di “caldaietta” come vedi una esclude l’altra, forse anche per questo ed essendo negato in meccanica, non ho approfondito. Posso solo aggiungere d’aver letto che “el rattin” si trova esposto al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, altri dicono che fino a qualche anno fa lo si poteva vedere al Museo di Mialano (che non ho mai sentito nominare). Mi scuso per non aver approfondito la questione ma se trovo qualche cosa in merito te lo farò sapere.

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    Alessandro Bossi

    Per chi è curioso (come me), oltre alle ghiotte informazioni di Edo, basta digitare “el rattin” su un motore di ricerca e trovare un sacco di link utili. Sembra proprio che fosse mosso da una molla controllata da un regolatore di velocità, che ben si vede nella foto. Una spugna imbevuta con liquido infiammabile serviva da accendino. Chiaro che qualcuno doveva salire a caricare la molla ed accendere la fiamma …
    Tra le varie notizie, ho visto che “el rattin” potrebbe ricomparire con l’Expo 2015, sempre che si trovino degli sponsor.

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    Giorgio Gallinari

    Cercando ‘el rattin’ ho letto che all’inaugurazione, nella Galleria si trovavavo anche 28 statue di personaggi. Tra i molti famosi, due personaggi (a me sconosciuti) che mi hanno incuriosito:Bello Gozzadini e il Lanzone.
    In realtà Beno Gozzadini: statista, giudice a Milano nel 1257 col podestà Alberto Caccianemici, aprì il canale di Abbiategrasso, propugnò i diritti dell’autorità laica sui beni del clero e l’indipendenza della chiesa milanese. Nacque una sommossa della plebe che portò alla sua morte.
    Lanzone de Corte: nobile milanese, organizzò il popolo contro il governo aristocratico-vescovile della città provocando una guerra civile composta sotto la minaccia d’intervento dell’imperatore Enrico III (1040-1048)

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