Lo sapevate che… numero 12

da Le statue di Milano
di Francesco Ogliari

Mosè, figlio di Amram e di Jokebed, grande condottiero, riformatore religioso, legislatore, fondatore dell’unità nazionale e spirituale del popolo ebraico, trova la sua statua, assieme a quella del fratello Aronne, nel cortile dell’Arcivescovado.

Milano lo ricorda anche nella basilica di Sant’Ambrogio, ma in modo indiretto: il Serpente di Mosè, che da oltre un millennio si può ammirare in cima ad una colonna nella navata centrale (a sinistra guardando l’altare) della basilica. La tradizione vuole che il bronzeo rettile sia giunto a Milano nel 1002, portatovi dal vescovo Arnolfo II al suo ritorno da Costantinopoli, dove si era recato, per conto dell’imperatore Ottone III, per chiedere la mano di Stefania, figlia dell’imperatore d’Oriente. Questi non solo gli concesse la mano della pricipessa (che prese la strada per l’Italia insieme con il vescovo milanese) ma gli consegnò, destinati all’imperatore, regali di gran valore, tra i quali il “serpente” che sosteneva essere quello fatto forgiare da Mosè. Issato sopra una colonna davanti all’accampamento ebreo, difendeva il popolo d’Israele dai velenosissimi serpenti del deserto. Ma durante il viaggio Arnolfo apprese la notizia che Ottone era morto, sicchè la principessa Stefania fece ritorno a Costantinopoli, mentre il vescovo rientrò a Milano recando con se il prezioso serpente. Collocato sulla colonna dove ancora oggi è possibile ammirarlo, divenne oggetto di profonda venerazione da parte dei milanesi, che lo consideravano il miglior rimedio contro i disturbi dell’intestino, e in particolare dalle mamme ambrosiane, che per molti secoli continuarono a portare i propri figli a “toccare” la colonna miracolosa che li liberava dai vermi. Qualcuno lo fa ancora oggi.

serpente

Autore articolo: Edo Bossi

Scroll to Top