Lo sapevate che… numero 4

Fra i tanti modi di dire in dialetto milanese ce n’è uno che recita così:

se troevom sòtta l’orinari

tradotto lettereralmente “ci incontriamo sotto il pitale – il vaso da notte”

Da tale espressione emerge il carattere anche un po’ burlone del milanese DOC; infatti, giocando sull’equivoco, oppure se preferite sul doppio senso, o meglio ancora sul diverso modo di recitarla e scriverla, i milanesi intendevano dire

se troeuvom sòtta l’ora in ari”

che tradotto letteralmente significa “ ci incontriamo sotto l’ora che c’è in alto”. Ma qual’era il senso vero di tale frase? Con questa espressione i milanesi intendevano darsi appuntamento nella piazzetta che si trova dietro il Duomo. È noto a tutti che era consuetudine per i milanesi ritrovarsi sul sagrato del Duomo per discutere di politica di sport ed altro e che le notizie di prima mano le si apprendevano lì, quasi una sorta di “Agenzia ANSA”. Quando però si doveva parlare di affari si andava alla ricerca di un luogo più tranquillo, e quale meglio del retro del Duomo? Dovete sapere che subito dietro il Duomo esisteva il Campo Santo e che fra l’abside e il Cimitero vi erano blocchi di marmo, attrezzature per la lavorazione dei marmi, piccole baracche dove i dipendenti della Veneranda Fabbrica del Duomo operavano, insomma regnava un gran disordine. Verso la metà dell’8oo si decise di mettere ordine e di dare alla Veneranda Fabbrica una sede dove poter sistemare uffici, laboratori e magazzini. L’incarico per la costruzione del palazzo fu dato agli architetti Pietro Pestagalli e Giuseppe Vandoni (1841-1853); la maestosa facciata tardo-Neoclassica presenta gigantesche colonne corinzie che donano solennità all’edificio.

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Palazzo della Veneranda Fabbrica del Duomo

Il fastigio è composto da un orologio affiancato da due statue: una raffigura una donna dormiente e rappresenta la “notte”, l’altra un uomo che porta la mano agli occhi a mo’ di visiera per ripararsi dal sole e rappresenta il “giorno”. Esso venne aggiunto nel 1865. Nel Palazzo è inglobata la chiesa di Santa Maria Assunta in Camposanto risalente al 1696. Per concludere, il dire “se troeuvom sòtta l’ora in ari” significava proprio l’incontrarsi sotto l’orologio del Palazzo della Veneranda Fabbrica.

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Il fastigio del Palazzo della Veneranda Fabbrica del Duomo

Autore articolo: Edo Bossi

5 thoughts on “Lo sapevate che… numero 4”

  1. Bella e originale questa presentazione di un edificio
    sconosciuto ai più (forse perchè “nascosto” dal Duomo?),
    ma soprattutto bella la sottolineatura sul doppiosenso
    che l’arguzia dei milanesi ha creato.
    Questo mi conferma che, unendo le forze, è possibile
    mettere in piedi qualche conferenza di sicuro successo
    con al centro la milanesità dove si possano mescolare
    poesia moderna e tradizionale, musica e canzoni, immagini
    e aneddoti, arte, cultura e perchè no, cucina.
    Tanto per non fare nomi: Edo, Laura, Lionello, Cesare,
    Silvia, Alex, Giorgio, io e altri soci UNI TER oltre ad
    ospiti esterni che sarebbero benvenuti…. Meditate gente!
    Emilio.

    1. Caro Emilio, non pensavo di suscitare in te tutto questo entusiasmo. Certo che quello che proponi è formidabile anche perchè i più, quando sentono parlare di dialetto e di milanesità, si fermano al Duomo, ai Navigli, alla “scighera” piuttosto che al solo Carlo Porta; ti assicuro esiste anche altro e… di grande livello. Se lo desideri e se la salute me lo permetterà ti do sin d’ora la mia disponibilità.

  2. Lionello Turrini

    Edo Bossi è un “grande” nel dialetto milanese. Voglio che tutti sappiano che io, non appena terminata una commedia in dialetto milanese, prima di metterla in circolazione (anche solo ai miei attori) la faccio leggere a Edo, con la supponenza di aver scritto bene. Quando mi ritorna corretta… che disastro! Deve riprenderla in mano e sistemare tutto. Però… Grazie Edo, senza di te… sai che figure farei? A proposito, il 6 marzo al Cinema Teatro Arese va in scena una commedia scritta da me e corretta da lui. Si intitola “Trii vègg cerchen miee”. Se vedom?

  3. Edo, ti ho preso in parola ed ho cominciato a smuovere le acque. Ci sentiamo presto.
    Buona domenica. Ciao. Emilio

  4. Concordo pienamente con gli elogi e con l’idea d’una conferenza sul dialetto milanese fatta da edo Bossi.
    Successo assicurato

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